About me

il mio rapporto con la fotografia

Sono nato a Senigallia nel 1966, dove tutt'ora risiedo e svolgo la professione di informatico. 

Mi occupo di fotografia da parecchi anni, assecondando un interesse che ha iniziato a manifestarsi fin da quando ero molto giovane. 
La mia iniziale fase formativa ha potuto beneficiare della vitalità fotoamatoriale che caratterizzava, allora come oggi, questa mia terra  che per questioni storiche e circostanze propizie porta  nel dna e nel  tessuto socio-culturale un forte legame con l'arte fotografica.

Nel 1995 sono entrato a far parte del “Centro Studi Marche”, poi divenuto “I Fotografi del Manifesto”, dove ho avuto il privilegio (e la fortuna) di poter far tesoro degli insegnamenti dei maestri Mario Giacomelli, Enzo Carli, Gianni Berengo Gardin, Ferruccio Ferroni, Giorgio Cutini e molti altri fotografi di indiscusso spessore artistico.
Il periodo era quello in cui il gruppo stava elaborando le matrici teoriche del “Manifesto”, e il clima era caratterizzato da una indescrivibile tensione culturale.

Ne rimasi affascinato ed iniziai in quei momenti a scoprire significati nuovi, possibili e inaspettati del fare fotografia, fino a maturare col tempo un forte interesse nel versante della ricerca, con una particolare attenzione critica al linguaggio visivo.

Nel corso degli anni credo di aver elaborato una mia personale poetica con frequenti rimandi ad un’analisi critica, spesso nella direzione di una fotografia che prospetta provocazioni linguistiche e sconfinamenti concettuali.

Ho partecipato a numerose mostre individuali e collettive in tutta Italia, ed ho avuto l'onore di conseguire nel 2013 con il gruppo de "I Fotografi del Manifesto" il premio "Gentile da Fabriano".

Le mie fotografie e i miei interventi critici sono pubblicati in numerosi cataloghi e testi fotografici.

 

"Vivo la fotografia come strumento d’analisi introspettiva, per capire me stesso attraverso il riflesso del mondo che mi circonda.
Amo indagare nella realtà intima e minuta del quotidiano, alla ricerca di quelle visioni che possano conferire dimensione fisica al mio universo interiore.
Fotografo ormai per necessità intellettuale, non più per diletto, mai per narcisismo, e ciò mi porta ad alternare fasi di intensa produzione a lunghi periodi di pausa, durante i quali il mio fare fotografia si sposta su un livello contemplativo e apparentemente inerte, ma assolutamente necessario alla decodifica del vissuto e del suo equivalente visivo che vorrà, prima o poi, fermarsi/formarsi in un’immagine.
Credo fermamente nella forza della contaminazione tra le arti, nel rispetto delle unicità, avversando ogni barriera ideologica e strumentale che possa frapporsi tra un libero pensiero e la sua forma poetica, sintesi estrema del mio concetto di arte."

firma