Due Lune

- 2016 -

Che potevo saperne io di me stesso? Ero proprio io quel personaggio che riuscivo a percepire con la mia coscienza? Proprio come quando uno non riconosce la propria voce incisa su un registratore, mi chiedevo sempre se l’immagine che percepivo di me stesso non fosse un’immagine distorta che mi ero fabbricato su misura.
Haruki Murakami (Dance Dance Dance)
 
Il cielo era così infinito che a guardarlo fisso dava le vertigini.
Haruki Murakami (Norwegian Wood)
 
Dopo la serie su “Decadence, Studio d’interni - #spleen” giocata sulla necessità di testare la conoscenza dell’intenso slancio mistico del linguaggio di spazi di confine, immagini dove il reale si capovolge e si distorce per accentuare la dimensione   lirica dell’indagine, con questa serie inedita si manifesta in Massimo Renzi  la  volontà di esplorare nuove spazi fantastici.
Stimolato dalla letteratura di Haruki Murakami ci propone una serie di immagini tra loro collegate con  moduli, che indagano separatamente e strategicamente nei doppi universi  – due lune-  in cui le cose sono diverse da come appaiono.
Traduce la sua ricerca con immagini interiori, contemplative, impalpabili e poi grafiche per accentuare i contrasti. Massimo Renzi  utilizza la successione delle immagini  come puntuali suddivisioni del romance; nel riepilogo  dell’ultima immagine, la luce dell’atipico paesaggio astrale che conclude il lavoro, rappresenta  l’universo magico delle due lune.
 
(Enzo Carli)
...

Già da tempo avevo notato che, pur lavorando prevalentemente per serie di immagini, non era ravvisabile un distacco netto tra di esse, ma, al contrario, una sorta di continuità.  Anche quando i singoli lavori potevano apparire concettualmente e stilisticamente distanti e sconnessi tra loro, talune immagini  sarebbero potute appartenere a ciascuno di essi senza stravolgere il senso né delle immagini stesse, né delle serie in cui venivano ricollocate. 
In qualche modo esse potevano rappresentare dei portali di comunicazione tra l’una e l’altra storia, o dei punti di convergenza tra vari lavori.
La scoperta di Murakami, del suo simbolismo onirico e della sua metodologia narrativa fatta di storie distanti e parallele che poi confluiscono in una realtà metafisica, mi ha suggerito la possibilità di osare nella costruzione di un impianto narrativo non sequenziale, ma basato su tre diverse miniserie di fotografie che si congiungono con l’immagine finale delle Due Lune.  
Ognuna di queste tre serie rappresenta simbolicamente un diverso piano esistenziale della natura umana: una dal respiro più leggero ed etereo, un’altra di consistenza più fisica e materiale, un’altra ancora imperniata da una mistica inquietudine.
Nell’immagine conclusiva ho cercato di rappresentare la sintesi di questi universi che ci appartengono, e come nel romanzo 1Q84 (la cui lettura è stata successiva allo scatto della foto) la luna in cielo torna a splendere nella sua rassicurante solitudine – non più doppia – dopo la ricongiunzione dei mondi.

(Massimo Renzi)